La Metà Oscura by Stephen King

La Metà Oscura by Stephen King

autore:Stephen King [King, Stephen]
La lingua: ita
Format: epub, mobi, azw3
editore: Sperling & Kupfer
pubblicato: 1988-12-31T23:00:00+00:00


6

Alan rientrò a Castle Rock di notte, arrivando a casa poco prima delle due. Entrò sforzandosi di non fare il minimo rumore e notò che una volta di più Annie aveva dimenticato di mettere in funzione il sistema d'allarme. Non gli andava proprio di doverla angustiare per quelle sue dimenticanze proprio adesso che gli attacchi di emicrania erano diventati più frequenti, ma sapeva che prima o poi avrebbe dovuto affrontare l'argomento.

Cominciò a salire le scale con le scarpe in mano, muovendosi con un'elasticità felina per la quale sembrava quasi librarsi nell'aria. Il suo corpo era dotato di una grazia innata, l'esatto opposto della goffaggine di Thad Beaumont, che tuttavia Alan mostrava solo di rado; il suo organismo conosceva arcani segreti motori che la sua mente trovava imbarazzanti. Ora, in quel grande silenzio, non aveva bisogno di nascondersi a nessuno e si muoveva con l'impalpabile fluidità di un'ombra, in un modo che aveva qualcosa di macabro.

A metà delle scale si fermò… e tornò da basso. Aveva un piccolo vano tutto suo in soggiorno, non più grande di uno sgabuzzino, ma adeguato alle sue necessità. Era arredato con una scrivania e alcuni scaffali per libri. Cercava di non portare a casa il lavoro dall'ufficio. Non sempre aveva successo, ma ci provava con grande impegno.

Chiuse la porta, accese la luce e fissò il telefono.

Non vorrai farlo davvero? chiese a se stesso. È quasi mezzanotte, ora delle Montagne Rocciose, e non è un qualsiasi medico in pensione, è un NEUROCHIRURGO in pensione. Se lo svegli, è facile che quello ti apra un nuovo passaggio nelle chiappe a suon di morsi.

Poi Alan ricordò gli occhi di Liz Beaumont, i suoi occhi scuri e spaventati, e decise che l'avrebbe fatto. Forse sarebbe persino servito: una telefonata in piena notte avrebbe stabilito con chiarezza il fatto che si trattava di questione grave e avrebbe spinto il dottor Pritchard a spremersi le meningi. Poi avrebbe potuto sempre richiamarlo a un'ora più ragionevole.

Chissà, pensò senza molta speranza (ma con una punta di divertimento), forse ha NOSTALGIA delle telefonate nel cuore della notte.

Ripescò il foglietto dalla tasca della giacca della divisa e formò il numero di Hugh Pritchard a Fort Laramie. Lo fece in piedi, preparandosi a un'esplosione di collera di quella voce roca.

Si era preoccupato per niente: la segreteria telefonica entrò in funzione dopo quella stessa frazione di squillo e ripeté il solito messaggio.

Riappese adagio e si sedette alla scrivania. La lampada a stelo flessibile proiettava un cerchio di luce sul ripiano e Alan se ne servì per creare una serie di ombre a forma di animale: un coniglio, un cane, un falco, persino un passabile canguro. Aveva nelle mani la medesima grazia innata del resto del suo corpo, quando era solo e fuori servizio; sotto quelle dita che si flettevano e intrecciavano con sovrannaturale maestria, gli animali marciarono in corteo nel minuscolo occhio di bue proiettato dalla lampada, trasformandosi l'uno nell'altro. Era un piccolo diversivo con cui non aveva mai mancato di affascinare e divertire i figli e spesso gli serviva per ritrovare la pace della mente quando era più turbato.



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